p.169 service particulier

Service Particulier

Illustration for the story “Service Particulier”,  from the book “La Vita Come Viene ” written by Mauro della Porta Raffo

Illustrazione per il racconto “Service Particulier”, tratto dal libro “La Vita Come Viene” di Mauro della Porta Raffo

 

‘SERVICE PARTICULIER’

 

Fu verso la fine degli anni Quaranta del trascorso Novecento che l’allora giovane e non ancora uso di mondo avvocato Andrea P**, nostro concittadino, per ragioni d’ufficio, si trovò a soggiornare, per alcune non brevi frazioni di tempo e a spese di un facoltoso cliente, in uno dei costosissimi alberghi, internazionalmente noti e conseguentemente frequentati, che si affacciavano e tuttora, per il vero, si affacciano sul Lago di Como.

Ben poche le ore – quanto maggiormente faticosi i distacchi! – necessarie ad abituarsi alle conseguenti confortevolezze: una camera decisamente ‘comme il faut’ dotata di letto matrimoniale e comprendente un piccolo salotto, un ampio bagno con vasca e doccia (quasi una novità, quest’ultima, per quei lontani anni), un terrazzo vista lago, ovviamente un inappuntabile servizio in camera.

 

Ecco, l’unica, piccola, vera ma superabile, difficoltà consisteva nel riuscire a comprendere quale tra gli apparentemente infiniti pulsanti, tutti raggruppati in un per qualche verso inquietante pannello, si dovesse schiacciare per chiamare, che so?, la cameriera al piano piuttosto che la cucina, la portineria invece che la lavanderia con stireria, i facchini, gli autisti…

Avendo, peraltro, il giovinotto una qualche conoscenza del francese – all’epoca, dominante e ovunque, in specie, poi, nell’ambito alberghiero, in uso – le scritte sotto i tasti, correttamente, lo indirizzavano.

 

Con il trascorrere dei giorni, secondo necessità o ghiribizzo, Andrea quei pulsanti si era ingegnato di schiacciarli tutti almeno una volta.

Tutti, tranne, a ben vedere, uno: quello definito dalla corrispondente targhetta ‘service particulier’.

Anzi, era proprio riguardo a quel campanello e a cosa potesse nascondere che, dapprima fuggevolmente e poi sempre più spesso, il Nostro si interrogava nei momenti di quiete che, venendo il quotidiano impegno professionale man mano a scemare, aumentavano.

Nutrito, Andrea, di romanzi d’amore dei quali aveva soprattutto apprezzato i passaggi, come dire, più espliciti, immaginava che il premere quel campanello gli avrebbe aperto una porta verso il piacere, consentendogli incontri con disponibili e, nel sogno, incantevoli, femmine.

 

Lo trattenevano dal compiere il gesto due considerazioni.

La prima, superabile, di natura economica: non poteva, difatti, pensare di mettere a carico del pur generoso cliente la relativa e derivante spesa.

La seconda, subdolamente nata: il dubbio che quel ‘particulier’ celasse (nel contempo, per quanti sapessero capire, rivelando) amori, come allora si diceva, contro natura e, dio mio, riprovevoli.

Incerto, indeciso, pudico, il giovane si determinò a chiedere lumi in proposito al concierge solo con le valigie a fianco, nel mentre riconsegnava le chiavi e si apprestava, ahimè, a lasciare quel paradiso.

“Caro signore”, fu la risposta, “si tratta del campanello che unisce le camere padronali, come la sua, a quelle dei domestici al seguito.

Spesso, i nostri clienti sono qui con la loro servitù che naturalmente alloggia nella dépendance e così, per chiamarla…”

 

Fu quello, raccontava anni dopo Andrea, il momento nel quale comprese che non sempre e comunque è opportuno chiarire ogni cosa fino in fondo.

Meglio, infatti, sarebbe stato per lui allora continuare ad almanaccare su quel ‘particulier’ conservando al riguardo tutte le possibili fantasie.

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