Illustration for the story “Bella la Vita”, from the book “La Vita Come Viene ” written by Mauro della Porta Raffo
Illustrazione per il racconto “Bella la Vita” tratto dal libro “La Vita Come Viene” di Mauro della Porta Raffo
BELLA LA VITA!
Anni Settanta, i mitici anni Settanta.
Il gioco, l’azzardo mi possiedono e, come sempre accade al giocatore, passo repentinamente dalla polvere agli altari, da un pressoché continuo stato di nera disperazione a purtroppo rari e brevi momenti di euforia.
E oggi sono a Campione.
Davanti a me, la roulette, quella che si trova a sinistra entrando, in fondo all’antica grande sala, in una specie di ‘privé’.
Ho puntato sui numeri centrali della ‘serie’: otto, undici, ventitre e trenta.
Venti franchi (un ‘Luigi’, come si dice) ciascuno e in ‘pieno’.
La pallina si adagia senza fretta nel ventitre e il croupier impila i settecento soldoni che mi spettano.
Chissà perché, invece di dargli come mancia e secondo l’uso uno dei pezzi che mi sta porgendo, lo invito a raccogliere dal tavolo la fiche (“La mise aux employés”) ancora posizionata sul numero vincente.
Euforico, passo ai ‘vicini’: sono sicuro che la pallina andrà a finire dall’altra parte del piatto rispetto alla ‘serie’.
Mezzo minuto ed ecco lo chef annunciare a voce alta “Vingt-trois”.
Non ci voglio credere: avessi lasciato dov’era la precedente giocata avrei fatto un secondo ‘en plein’.
Duro, determinato, insisto sui ‘vicini’ aumentando gli importi e il benedetto/maledetto ventitre esce altre due volte di seguito.
I croupier sembrano (?) altrettanto costernati: “Quel dommage!”, mi dicono ogni volta con partecipazione.
Ho finito i quattrini e, curioso, resto a guardare il colpo successivo quando mi si materializza di fianco un tale che cerca di attirare l’attenzione dello chef.
Ha in mano una fiche da cento franchi e lo sento dire “Per favore, li metta sul ventitre”.
D’impeto, gli faccio: “Guardi che quel numero é uscito già quattro volte.
Le conviene cambiare puntata”.
Neppure mi sente.
Come non avessi aperto bocca.
Scettico e quasi dispiaciuto per il nuovo arrivato, seguo i giri della pallina che, incredibilmente?, si infila proprio nel ventitre.
Il tipo incassa come fosse niente e andando via mi lancia un’occhiata di commiserazione.
La beffa dopo il danno.
Malinconico, mi allontano e appena fuori incrocio un amico.
“Scommetti cinquanta franchi”, gli dico e neppure io so il perché, “che il primo numero che esce nella roulette a destra subito dopo l’entrata in sala é il trentasei?”
“Ok”, mi risponde, “Gioco un centone: cinquanta per me e cinquanta per te”.
Detto fatto.
Cinque minuti e sono di nuovo in strada: in tasca millesettecento svanziche, metà del ‘pieno’ meno la giocata.
Bella la vita che solo un attimo prima non mi sorrideva più!