Illustration for the story “La Notifica”, from the book “La Vita Come Viene ” written by Mauro della Porta Raffo
Illustrazione per il racconto “La Notifica”, tratto dal libro “La Vita Come Viene” di Mauro della Porta Raffo
LA NOTIFICA
La spiaggia?
Degradante dolcemente verso l’acqua.
Senza una duna, un arbusto, un sasso.
Liscia.
Bianca per fortuna.
E lunga.
Non arrivavo a vederne la fine.
Piegava a formare una baia o forse un golfo.
E non un entroterra, naturalmente.
Dietro, anche alle mie spalle, un cielo indefinito.
Scuro.
Direi color piombo.
E filanti strisce di quel riflesso solare, giallastro, che si intravvede in mezzo alle nuvole quando la tempesta tende a placarsi.
Il mare?
Non un’onda.
Non una increspatura.
Un’acqua immobile e nera.
Nessun segno di vita.
Roba da girare gli occhi da un’altra parte.
All’improvviso, certamente proveniente da una scala di ferro mimetizzata come quella che avevo salito io una decina di minuti prima, un tale.
Si avvicina.
“Lei è la prima persona che, oltre ovviamente che gli addetti ai lavori, ammettiamo qui.
Come vede, siamo a buon punto, ma per finire occorrono ancora un quattro, cinque mesi.
Manca il Sole.
Manca la Luna.
Mancano le stelle e le nuvole.
I pesci nell’acqua.
Le conchiglie, i cavallucci marini, le telline…
Le alghe.
Le onde, le maree…
Abbiamo programmato tutto e tutto è in costruzione.
In fase conclusiva.
Uno sforzo economico incredibile, glielo assicuro.
Il giorno dell’inaugurazione è fissato per Natale.
Contiamo di avere subito migliaia di visitatori.
Arriveranno dalla Terra, come ha fatto lei.
Certo, il suo era un mezzo spaziale monoposto, ma, mi creda, ne abbiamo che portano su è giù fino duecento persone alla volta”.
L’ho lasciato parlare.
E’ simpatico.
Non so se sia il capo, ma mi dispiace per lui.
Comunque, sa che mestiere faccio.
E’ stato obbligato a ricevermi.
Una riservatezza dei lavori – direi misteriosità visto che nessuno sapeva bene cosa diavolo stessero realizzando – che non ha potuto oppormi.
“E’ lei il responsabile, qui?”, mi informo.
E’ preoccupato e fa cenno di sì col capo.
“Bene.
Come sa, sono l’ufficiale giudiziario incaricato delle notifiche extra terrestri.
I lavori, come dice il documento che le consegno ora, vanno sospesi in questo momento.
Non me ne chieda ragione.
Qualcuno ha fatto motivatamente ricorso e la vostra licenza non è più valida.
Potete opporvi a questa delibera entro i prossimi dieci giorni.
Mi dispiace”.
Beh, il “mi dispiace” conclusivo era di maniera.
Girate le spalle e tornando verso la scaletta sulla traccia delle mie orme, pensavo: “Sarà almeno la trentesima notifica di blocco dei lavori che faccio in giro per il sistema solare.
Ci si abitua a tutto.
Anche qui, gente, e tanta, che resta senza lavoro.
Ma se facessero le cose in regola – e le norme da rispettare sono ben precise – non succederebbe”.
La verità, ve lo confesso, è che la situazione è grave per un ben altro verso.
Tutte queste enormi stazioni spaziali non più usabili ai fini per i quali sono state pensate e costruite in orbita – perché le sospensioni si trasformano sempre in chiusure – restano dove sono.
E’ come una volta sulla Terra, quando, per la crisi, i capannoni industriali non più in uso restavano a marcire inutilizzati.
Se non si trova una soluzione, un differente utilizzo, toccherà alla Comunità smantellarli.
E pagheremo tutti.
Ma non ci si poteva pensare prima?
Siamo ovunque tra Venere e Urano, ma restiamo quelli di sempre!
Due rampe di scale e chiedo a uno dei mille operai intenti al lavoro che fra poco saranno costretti a lasciare da che parte devo dirigermi per l’imbarco.
“Di là”, indica con la mano.
Ringrazio, con un cenno del capo.